Articoli di Giovanni Papini

1955


in "Schegge":
La casa del pane
Pubblicato in: Il nuovo Corriere della Sera, anno LXXX, fasc. 306, p. 3
Data: 25 dicembre 1955


pag. 3




   E' risaputo che Betlemme significa in ebraico « la casa del pane ». Gesù nacque a Betlemme, non solamente per adempiere le profezie ma anche per una misteriosa predestinazione collegata col senso del nome della città dove per la prima volta si manifestò agli occhi degli uomini.
   Il pane figura, difatti, nei momenti essenziali e decisivi della sua vita. Satana, nel deserto, lo sfidò a tramutare le pietre in pani. Più tardi, in un altro deserto, Gesù, commosso dalla fame dei poveri che l'avevano seguito per la sete delle sue parole, moltiplicò i pochi pani dei Discepoli. Alla fine dell'Ultima Cena Egli annunciò che il pane da lui offerto agli Apostoli era la sua stessa carne. E, al principio della Cena, si era servito di un boccone di pane intinto per designate colui che stava per tradirlo. Dopo la Resurrezione i discepoli di Emmaus riconobbero il Maestro ucciso nel momento in cui, seduto con loro alla tavola, spezzò il pane.
   La ripetuta correlazione fra il significato della parola Betlemme e i gesti e i fatti tanto rappresentativi della parentesi terrestre del Cristo eterno è evidente e non può essere un effetto del caso. Il pane appare nella tentazione: è la materia di uno dei primi miracoli: è il segnale per il traditore; è la promessa della perpetua comunione tra gli uomini e il Figlio di Dio; infine è associato al primo riconoscimento del Risorto.
   E' bensì vero che Gesù disse un giorno: « Non di solo pane vive l'uomo ». Questa profonda e rivoluzionaria verità non è la negazione del valore del pane perchè implica che questo cibo ha il primo posto nella vita dei mortali, tant'è vero che il nativo di Betlemme, nell'unica preghiera da Lui insegnata, fa chiedere al Padre, come prima grazia, il pane quotidiano.


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